La forma della sostanza

Lo Yoga per sua stessa natura ci invita a un esercizio di coscienza nel senso che ci chiama a una presenza costante e ad un’attenzione focalizzata a quanto succede in noi. Inoltre, esso ci invita a un esercizio di coscienza, o meglio “crea” coscienza, ci apre a maggiore coscienza, perché attraverso gli asana (posture) cambia la forma del corpo, sollecitando le funzioni degli organi interni, le articolazioni e le terminazioni nervose, con effetti che riguardano anche aspetti mentali ed emozionali.

Non è dunque corretto pensare allo Yoga semplicemente come a una pratica salutare, benefica per il corpo, o meglio, sarebbe riduttivo pensarlo solamente in questi termini. Secondo la tradizione yogica, infatti, l’influenza della forma del corpo sui contenuti emozionali e mentali è spiegata tenendo presente una concezione dell’uomo differente da quella sviluppata dal pensiero occidentale. L’uomo ha a sua disposizione un “veicolo” composto da una parte fisica, da una parte energetica e da una parte spirituale. Esisterebbero infatti tre corpi dal più denso al più sottile, che si compenetrano, intrecciano grazie a cinque involucri. Il corpo fisico è accompagnato dall’involucro del nutrimento (annamaya-kosha) il corpo sottile o pranico da quello del respiro, dell’energia vitale e del mentale (pranamaya-kosha e manomaya-kosha), il corpo interiore dall’involucro dell’intelligenza, della conoscenza, della gioia e della beatitudine (anandamaya-kosha e vijnanamaya-kosha).

A parte queste definizioni, che ci possono sembrare poco familiari, riconosciamo facilmente che ognuno di noi è composto da una realtà fisica che sosteniamo con il cibo, di una energetica a cui serve una buona vitalità nutrita da un buon respiro e da buone pratiche di vita, e di una parte più profonda e spirituale che si apre a dimensioni altre rispetto al vissuto quotidiano. Ci è ora più chiaro che la pratica delle posture e la forma che viene creata non sviluppa soltanto stabilità e agilità a livello del corpo fisico, perché esso rappresenta il punto di partenza del lavoro, ma è anche il punto di contatto, la porta che ci mette in comunicazione con il nostro universo interiore. Il luogo dal quale è possibile accedere e dar accesso a una coscienza più espansa e, strano a dirsi, allo stesso tempo più “concreta”.