E’ giunto il momento di fare il cambio di stagione. Il freddo obbliga anche i ritardatari a tirar fuori maglioni, calze e giacche pesanti. Perché non pensiamo di fare un cambio anche nella dispensa e orientarci su cibi più adatti ai mesi autunnali/invernali?
Tutti lo dicono: “Siamo troppo grano-dipendenti”, nel senso che il nostro cereale di riferimento è sempre lo stesso, con le conseguenze che questo comporta, vedi le sempre più diffuse intolleranze (che sono, nella maggior parte dei casi, null’altro se non una manifestazione di monotonia culinaria). La soluzione pare semplice: cereali integrali diversi dal frumeno.
Oggi vi propongo un mio grande amore e un mio non tanto grande amore, ovvero Avena e Segale.
Entrambe sono adatte al periodo freddo, perché proteiche, ricche di grassi polinsaturi (acido linoleico) e “riscaldanti”.
L’Avena attiva la tiroide e quindi il metabolismo, per questo ci “riscalda”. La sua fibra (salita alla ribalta grazie alla famosa dieta iperproteica che preferisco non nominare) oltre a dare un duraturo senso di sazietà, rende la curva glicemica più dolce (ovvero non si ha un picco glicemico con tutto quel che questo comporta per i disturbi metabolici e le conseguenti patologie correlate) e i nutrienti vengono assorbiti lentamente. Inoltre, il colesterolo viene “captato” ed eliminato; un’interessante attività per chi tende all’ipercolesterolemia. Ultimo ma non ultimo il suo effetto benefico sull’intestino è interessante per chi ha problemi di stipsi.
La Segale, che amo meno perché ha un sapore più “deciso” rispetto alla dolce Avena (utilizzabile anche in fiocchi per il pudding della mattina e per fare dei dolci) è il cereale del freddo per eccellenza. Coltivato fin dall’antichità, dai popoli del nord dell’Europa, proprio perché capace di crescere in terreni non particolarmente ricchi e in climi piuttosto rigidi, dove il grano faceva una certa fatica ad essere rigoglioso. Il pane nero di segale tutti lo conoscono. La segale è probabilemtne il cereale integrale più ricco di proteine. Anche qui troviamo grassi polinsaturi (che contrastano il processo infiammatorio, perché favoriscono la sintesi di particolari interleuchine), ma anche quantità interessanti di potassio e soprattutto fosforo. Anche la sua fibra, pur non delicata come quella d’Avena, regola la motilità intestinale.
Alla solita domanda: ma come si preparano? Rispondo come sempre: basta trattarli come facciamo con il riso: minestre, timballi, crocchette, biscotti o semplicemente bolliti (bene) con qualche buona verdura di stagione… qualcuno ci fa anche la birra!
Buon cambio di dispensa.