Fiori social :-)

Diciamo spesso che l’uomo è parte della natura, che si evolve insieme agli altri “inquilini” di questo pianeta e che la sua storia va di pari passo con quella di animali e vegetali. Spesso questi ultimi ci appaiono meno “animati” anche se, come tutto ciò che vive, anche il Regno vegetale è in continua trasformazione.

Una famiglia botanica in particolare, quella delle Asteraceae, di cui fanno parte  piante ben note come la Margherita, la Camomilla e l’Arnica, è giunta assai prima dell’uomo a realizzare il concetto di comunità e socialità. Mentre noi in quanto esseri umani sperimentiamo in quest’epoca, più che in altre, cosa significa vivere in perenne relazione e connessione, queste piante lo stanno sperimentando da milioni di anni.

In esse, infatti, quelli che a noi paiono fiori non lo sono affatto, ma sono piuttosto delle grandi comunità di piccoli fiorellini con forme differenti: alcuni sono tubulari, quelli che ci sembrano giallo polline e non lo sono, altri hanno forme simili a linguette, quelli che consideriamo erroneamente  petali e ci facciamo “m’ama non m’ama”.

Tale riunione di fiori in un’unica entità fiorale più ampia permette a queste piante di propagarsi con facilità: sono ben visibili dagli insetti e si possono richiudere su se stessi per proteggersi al calar di sole. Possono, in caso fosse necessario, addirittura autofecondarsi. Inoltre, sono tutte piante erbacee che non disperdono troppe risorse ed energia nel costruire fusti legnosi, ma piuttosto grandi ricettacoli dove si innestano le unità fiorali.

Questa intelligenza vegetale, mostra di essere vincente. E infatti le Asteraceae hanno colonizzando il globo, riuscendo a fiorire, e quindi propagarsi, praticamente in ogni stagione, dalla margheritina che apre i suoi capolini alla fine dell’inverno al crisantemo di inizio novembre.

Vien quasi da pensare, non senza una certa nota romantica, che la Coscienza evolutiva, che tutto abita, abbia fatto l’esperienza di comunità sociali in più di un Regno. Vedremo con quale creatività, l’uomo, ultimo arrivato, riuscirà a interpretare questa spinta evolutiva.