La foresta umana

Le teorie evolutive di Darwin, basate sulla sopravvivenza nell’ambiente naturale dell’individuo e della specie più forte capace di adattarsi meglio, trovano ormai da tempo posizioni che le mitigano o almeno le spiegano con più precisione. Oggi si sa quanto in natura sia di fondamentale importanza la cooperazione per poter sopravvivere. Non tanto perché la natura sia dotata di sentimenti, ma perché questo la caratterizza intrinsecamente.

Questo è particolarmente evidente se osserviamo lo sviluppo di un bosco o di una foresta, dove ogni specie vegetale ha sviluppato sì caratteristiche che le permettono di ottenere quegli elementi necessari alla crescita (la giusta quantità di luce, acqua e nutrienti dal suolo), ma anche la capacità di cooperare con le specie vegetali vicine, con funghi, batteri ed animali.

Alcune piante preparano, smuovono e rendono morbido il terreno con i loro apparati radicali o ne modificano la composizione chimica permettendo così che la vegetazione tutta possa crescere più rigogliosa; altre offrono protezione da condizioni sfavorevoli come i temporali, il vento forte, eccetera. Le idee di competizione vanno quindi aggiornate, aggiungendo quelle di mutuo sostegno dove ogni specie (e ogni individuo vegetale) per la propria sopravvivenza riesce a stabilire relazioni vantaggiose anche per gli individui vicini.

La società umana potrebbe forse approfittare di questa visione più complessa e completa del divenire dove ogni individuo sopravvive e si evolve non solo grazie alle proprie qualità e per il proprio profitto e benessere, ma anche grazie alla sua capacità di scambiare con gli altri qualità, capacità, attitudini.