Quando la vita non ci va giù

L’esperienza quotidiana non è sempre piacevole, ci sono eventi o situazioni difficili da comprendere e accettare. La nostra parte emozionale vive in uno stato di sofferenza quella mentale, incapace di riportare ciò che accade all’interno di schemi interpretativi conosciuti,  si sente frustrata. Ma oltre alla dimensione psico-emozionale, c’è un corpo che soffre e non di rado i suoi segnali si mettono in evidenza prima che si abbia la consapevolezza di stare soffrendo su altri piani. Prima ancora di comprendere che una certa situazione “non ci va giù”, e sicuramente prima di comprenderne il perché, lo stomaco ce lo sta già comunicando. Naturalmente a modo suo, con dolori, bruciori, gonfiori, lentezza, sensazioni di pienezza, e così, in generale, possiamo sentirci stanchi, affaticati, con la testa pesante.

Ippocrate suggeriva di risalire alle cause più profonde e originarie di ogni fastidio e dunque invece di portare l’attenzione a risolvere i problemi digestivi si dovrebbe imparare ad ampliare il proprio punto di vista, comprendere le motivazioni e le ragioni che si nascondono dietro un fatto, aprire la mente e il cuore a nuove possibilità, oppure semplicemente capire quando è il caso di lasciare perdere (coltivare l’umiltà o “mollare il colpo”). Ma fatto questo non è detto che lo stomaco riprenda la piena funzionalità tanto facilmente: appena la mente e le emozioni recuperano uno stato di pace, non è automatico per il corpo reagire con la stessa rapidità. Si deve aver pazienza e concedere del tempo durante il quale accompagnare la nostra parte fisica verso il recupero del pieno benessere.

Alcuni semplici accorgimenti si rifanno al puro buon senso:  primo fra tutti non introdurre troppo cibo e cibo troppo difficile da digerire. Infatti, lo stomaco è “convalescente”, non è giusto dargli grandi quantità di lavoro da svolgere. Sarebbe il caso di optare per quantità modeste di cibo ma di alta qualità.

Alla fine del pasto o almeno una volta al giorno un infuso con piante digestive può rappresentare un altro aiuto semplice, delicato ed efficace. A seconda della persona e delle sue caratteristiche peculiari si possono utilizzare Achillea, Zenzero, Menta, Finocchio, Cumino, Tiglio e così via.

Se la situazione richiede invece un intervento di maggior sostegno, è sempre auspicabile far ricorso a rimedi particolari e specifici chiamati “adattogeni”. Si tratta di preparati a base di piante che svolgono un’attività di miglioramento dell’equilibrio funzionale coinvolgendo simultaneamente i sistemi di adattamento (cioè il sistema nervoso, quello ormonale e quello immunitario) quando la condizione stressante è più pensante di quanto possiamo sopportare. L’aiuto che viene offerto è molto ampio poiché si estende dal corpo alla mente. Si tratta di rimedi utilizzabili anche mentre si ricercano, ubbidendo ad Ippocrate, le cause originarie del malessere in corso.

Fa parte di questi rimedi “speciali” Codonopsis (Codonopsis pilosula (Franch.) Nannf.), una pianta officinale impiegata nell’erboristica cinese tradizionale ed introdotta anche qui da noi. Nello specifico, il suo compito è quello di ristabilire e coadiuvare le funzioni digestive quando il carico fisico, ma anche quello mentale ed emozionale sono eccessivi; quando si fa fatica ad  accogliere e trasformare non solo il cibo, che indigerito  si trasforma in tossine, ma anche le esperienze di vita  le quali, ristagnando sotto forma di tossine di altra natura, rallentano la vitalità.