“Ho vissuto a lungo in paradiso, benché i miei genitori m’avessero precocemente messo sull’avviso del serpente. A lungo è durato il mio sogno infantile, il mondo mi apparteneva, tutto era presente, tutto era disposto attorno a me per l’attraente gioco. Se mai un’insoddisfazione o un desiderio sorgeva in me, se mai quel mondo allietante m’appariva offuscato e insicuro, di solito trovavo facilmente la via per l’altro più libero, più agevole mondo della fantasia, e al ritorno trovavo il mondo esterno nuovamente attraente e amabile”.
Così scriveva H. Hesse nel suo libro La natura ci parla, e così ci capita di fare in alcuni momenti della vita o capita di fare, per indole, ad alcuni di noi, anime delicate e leggere che fuggono dal peso della realtà quotidiana in un mondo di sogni e progetti. Un mondo di idee che purtroppo restano lassù e non vengono mai realizzate, rivelando la difficoltà di chi le ha formulate di relazionarsi con il mondo contingente e reale, a volte brutto e misero, a volte incomprensibile e gretto.
Tuttavia, ad un certo punto, qualcosa in noi ci suggerisce che si deve ascoltare il richiamo della gravità, scendere dai castelli in aria (senza dimenticarli, ma permettendo loro di sussistere come un’ispirazione) per atterrare nella vita di tutti i giorni di cui comincia a piacere il profumo (e a volte la puzza).
Clematis, primo tra tutti i fiori di Bach, ci aiuta in questa discesa, ad ancorarci al suolo. Non per schiacciarci, non per tarpare ali, ma per rendere concreti quei sogni, dare loro un’incarnazione e renderci soddisfatti di un bel progetto portato a termine.