Siamo in un momento storico in cui l’informazione e lo scambio di informazioni sono il “pane quotidiano” di molti di noi.
Anche sull’alimentazione sana troviamo oggi quasi tutto.
La tecnologia accorcia le distanze e non sempre le informazioni che ci giungono sono superficiali e raffazzonate, al contrario, molto spesso riusciamo a mettere in comune conoscenza ed esperienza, a trasmettere sapere, a rispondere a quesiti, a chiarire dubbi.
Tuttavia, tanta buona informazione è accompagnata da un certo disorientamento e anche da uno “scollamento” tra ciò che sappiamo e ciò che viviamo nel quotidiano: quanti sono coloro che, pur conoscendo molte diete salutari, non ne pratica neppure una? Un sapere che non viene calato nella vita di ogni giorno non può avere il risvolto salutistico che in teoria si propone.
Ma è pur vero che questa distanza tra ciò che si sa e ciò che si fa, può essere il risultato di quella gran quantità di informazione seppure di qualità.
Per trovare la propria direzione in questa foresta di informazioni, l’intelligenza alimentare può diventare una preziosa bussola. Di cosa si tratta? E’ un concetto che sto sviluppando sulla scorta delle letture e degli approfondimenti affrontati negli ultimi anni, in risposta alle numerose sollecitazioni di cui abbiamo detto e alle sempre nuove diete spesso sempre più estreme e sbilanciate; diete che, se vengono seguite lo sono per poco tempo, non diventano uno stile di vita (come l’etimologia della stessa parola dieta vorrebbe) e che vengono applicate senza che vi sia un’adesione alla logica che le ha create (se mai ne hanno avuta una) e soprattutto senza che questa logica abbia qualcosa a che fare con il cibo, un prodotto della Terra e del Cielo.
L’intelligenza alimentare si basa innanzitutto sull’idea che alimenti e uomo sono due nature che nascono e crescono sullo stesso pianeta, sottoposti agli stessi ritmi e in relazione tra loro poiché sono depositari di qualità e informazioni simili. Gli alimenti non possono essere considerati solo un carburante per la “macchina corpo”, altrimenti un insieme di nutrienti sotto forma di pillole dovrebbe soddisfare il bisogno di essere nutrito dell’essere umano e sappiamo che non è così. Il cibo è, al contrario di una pillola, una realtà viva e vitale, nata e cresciuta in un luogo e in condizioni precise, che trasferisce la vitalità di cui è portatore all’essere che se ne nutre. Chiunque si occupi di alimentazione naturale sa bene che un cibo biologico o biodinamico è diverso da un cibo industriale, ed è su questo aspetto che l’Intelligenza alimentare pone l’accento; su quel contenuto “altro” e su come poterlo utilizzare al meglio. Innanzitutto l’Intelligenza alimentare si attiva nel momento della scelta dell’alimento: una scelta che tiene conto della stagione, del clima e delle caratteristiche soggettive di chi se ne nutre.
In seguito viene utilizzata durante la trasformazione del cibo, la cottura, l’associazione con altri alimenti, fino a valutare e scegliere l’ambiente più adatto dove mangiare e in compagnia di chi.
E’ un principio che in seguito sollecita l’ascolto dell’effetto di un pasto sul proprio corpo, sull’umore e sulla qualità del pensiero.
L’intelligenza alimentare potrebbe essere intesa come consapevolezza in azione nell’atto del nutrirsi, capace di generare coerenza, risultato quest’ultima dell’integrazione tra le varie e anche numerose conoscenze sull’alimentazione naturale e il vivere quotidiano. Seguire un regime alimentare servendosi dell’Intelligenza alimentare è evidentemente molto diverso che adeguarsi a una qualsiasi dieta schematica e sterile, per quanto efficace.