Siamo un “acquario vivente” – Acqua di mare ed equilibrio salino

Partiamo dalla storia. René Quinton era un biologo francese che sviluppò un suo metodo di cura basato sull’utilizzo dell’acqua di mare per ripristinare la funzionalità cellulare.

Siamo all’inizio del 1900, quando tanti grandi scienziati e medici e ricercatori e veggenti aprono le porte a scoperte che ancora oggi appassionano noi naturopati (basti pensare al dottor Bach).

Quinton basa le sue teorie sull’assunto che l’acqua di mare ha una composizione chimica simile a quella del plasma sanguigno e arriva a definire l’essere umano un “acquario marino vivente”, nel quale le cellule nascono e vivono in salute, nelle stesse condizioni in cui nacquero milioni di anni fa.

Per Quinton la vita animale, proprio perché nata nel mare, ha dunque la tendenza a mantenere le condizioni originarie, malgrado le variazioni evolutive che si sono verificate nel corso del tempo, e definisce la malattia come un’alterazione di questo ambiente primigenio.

Possiamo di conseguenza definire la salute, perché in Naturopatia di questo ci occupiamo, come il mantenimento o il ripristino di quell’ambiente primigenio.

Come fece anche Pol Henry qualche decennio dopo, parlando di meristemi di piante ed affermando che “L’uomo conserva nelle proteine
del suo siero l’impronta dell’humus che ha cullato la pianta corrispondente”, Quinton mise in evidenza come l’essere umano mantenga il ricordo biologico delle sue origini, come se la vita animale portasse avanti un percorso evolutivo, e con esso una memoria biologica, che non dimentica il passato e che in quel passato ancora trova il suo equilibrio pur avendo seguito, poi, strade evolutive peculiari.

Tornando a Quinton, egli pubblica il suo libro “L’Eau de Mer, milieu organique” nel 1904 e negli anni successivi apre prima un suo laboratorio, dove produce da acqua marina sterilizzata il cosiddetto “plasma di Quinton” (un siero isotonico con una concentrazione 9g per litro), poi un dispensario per i suoi pazienti. In seguito, viene creata una seconda soluzione ipertonica, quindi più concentrata, chiamata il Duplase de Quinton.

Se le prime soluzioni sono iniettabili e vengono di fatto iniettate, oggi, anche in seguito alle normative introdotte, noi possiamo utilizzare queste soluzioni topicamente o internamente bevendole tali e quali oppure dopo averle diluite in acqua.

Cos’è quindi l’acqua di Quinton?
E’ acqua di mare, microfiltrata e, a seconda delle tipologie (più o meno concentrata), può vedere l’aggiunta di acqua minerale. Si tratta di soluzioni contenenti sostanze, minerali e oligoelementi biodisponibili, adatte quindi a lavorare sull’equilibrio acido-basico e da lì sull’intera efficienza cellulare, tissutale, organica e dei sistemi dell’intero organismo.

L’acqua di Quinton era, fino a qualche decennio fa, riconosciuta dal sistema sanitario francese e veniva utilizzata per tutta una serie di patologie anche molto diverse tra loro, sia di tipo acuto sia cronico. E’ da un’amica francese, infatti, che l’ho conosciuta e il fatto che fosse ritenuta attiva in moti disturbi mi è sembrato sensato da subito, dal momento che si tratta di un concentrato di elementi che lavorano direttamente sul terreno umano e sulla sua unità essenziale che è la cellula.

Quale differenza c’è con gli oligoelementi catalitici?
Come dice il nome stesso, questi ultimi sono resi disponibili in forma ionica, in dosi deboli, disciolti in soluzione acquosa e agiscono come catalizzatori delle funzioni enzimatiche. Se l’acqua di Quinton ha più un ruolo “nutrizionale”, pur favorendo il lavoro della cellula, gli oligoelementi catalitici svolgono un’azione più “funzionale”. Alcuni oligoelementi, quelli diatesici, poi sono specifici per un intervento mirato di terreno, e agiscono sulle diatesi individuate da Ménétrier. Queste differenze non impediscono tuttavia di usare entrambe le preparazione in modo sinergico.

Quando usare l’acqua di Quinton?
Personalmente ne sento il beneficio nei periodi in cui fa molto caldo; la mattina, per ripristinare i minerali, perché al risveglio è come se fossimo un po’ “disidratati”; più in generale, quando sento la necessità di nutrire a fondo l’organismo, magari perché sto affrontando un periodo più impegnativo.